Appello di denuncia del comitato Al-Bustan della demolizione della tenda della solidarietà e delle unità abitative nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est
Nei molti viaggi realizzati da Arci Valdera in Palestina, la Tenda della Solidarietà di Silwan era una tappa importante. Quello spazio comunitario creato nel cuore di uno dei quartieri storici di Gerusalemme Est raccontava da solo la storia della città, ma anche il progetto coloniale dell’occupazione israeliana che mirava, in nome di fonti bibliche, a radere al suolo le case dei palestinesi. Oggi quel progetto sta andando avanti. La tenda, così come alcune case, non esistono più, sempre nel silenzio della comunità internazionale. Non solo Gaza, non solo la Cisgiordania occupata sono gli scenari dell’avanzata violenta e inarrestabile israeliana, ma anche la città di Gerusalemme vede intensificare azioni repressive che ne cambieranno per sempre la storia.
Arci Valdera, insieme al partner palestinese Youth Development Department porta avanti da anni il progetto di cooperazione e solidarietà internazionale Visit Palestine centrato su percorsi di formazione e promozione turistica dedicati a giovani palestinesi e finalizzati a valorizzare la storia della città, delle varie stratificazioni e delle proprie componenti, inclusa quella palestinese, che rischia di essere cancellata da narrazioni e azioni sempre più a senso unico. In quest’ottica è importante continuare a parlare di quello che succede anche a Gerusalemme, dei diritti del popolo palestinese e della necessità che la comunità internazionale intervenga per porre fine ai massacri in corso.
Di seguito per un approfondimento il comunicato ricevuto dal Comitato Al-Bustan di Gerusalemme Est:
La mattina del 13 novembre, la municipalità di Gerusalemme, con la protezione di decine di forze di polizia israeliane, ha fatto irruzione nel quartiere di Silwan, chiudendo le strade che circondano il quartiere di Al-Bustan, e ha demolito la tenda residenziale della famiglia Al-Qadi, dove vivono un bambino, una donna incinta e il padre, la tenda della solidarietà di Al-Bustan è un centro comunitario situato nel quartiere omonimo. La tenda è stata allestita molti anni fa per difendere e protestare contro gli atti di demolizione che hanno colpito tutte le case del quartiere.
La tenda, che per anni è stata utilizzata dalla comunità per esprimere la propria solidarietà reciproca e come spazio di incontro delle delegazioni solidali e diplomatiche nel corso degli ultimi 20 anni, era una casa simbolica per tutti gli abitanti di Silwan.
Dal 7 ottobre 2023, 15 case sono state demolite nel quartiere di Al-Bustan e il resto delle abitazioni rischia di essere demolito in qualsiasi momento.
Il contesto:
La Municipalità di Gerusalemme ha intensificato la sua campagna di demolizioni di case ad Al-Bustan, un quartiere nel cuore di Silwan, a Gerusalemme Est. Il 13 ottobre, gli appaltatori comunali, protetti dalle forze di polizia, sono entrati ad Al-Bustan per misurare i locali dell’Associazione Al-Bustan in vista della demolizione. Ai proprietari è stato ordinato di rimuovere le loro cose, con la minaccia che la mancata autodemolizione avrebbe comportato la demolizione comunale a loro spese. Questa escalation segue gli ordini di demolizione emessi all’inizio del mese che hanno colpito l’Associazione Al-Bustan, gli spazi comunitari e tre famiglie, tra cui le famiglie Al-Qadi, Rwady e Hamdan.
Il centro comunitario Al-Bustan serve oltre 1.000 beneficiari, tra cui bambini, giovani e donne, offrendo attività psicosociali, culturali, artistiche, sportive e ricreative essenziali. Il suo abbattimento rappresenta un attacco a un’iniziativa comunitaria volontaria e vitale per il tessuto sociale del quartiere. La demolizione del centro fa parte di una campagna più ampia che minaccia quasi 120 case e 1.500 residenti, segnando una significativa crisi umanitaria.
Sfollamento sistematico a Silwan/Gerusalemme Est
Dal 7 ottobre 2023 sono state demolite 15 case e una struttura commerciale ad Al-Bustan e circa altre 30 case hanno ricevuto ordini di demolizione. Queste azioni fanno parte di uno sforzo municipale intensificato per far rispettare gli ordini di demolizione precedentemente congelati. L’obiettivo dichiarato è quello di creare un “parco biblico” sul sito, sfollando centinaia di famiglie e rendendo oltre 360 bambini senza casa.
La tempistica di questa ondata di demolizioni coincide con l’attacco militare di Israele a Gaza, che ha usato l’aumento della popolazione come pretesto per accelerare l’espansione degli insediamenti, le demolizioni e l’aumento della repressione nella Gerusalemme Est occupata. Le azioni della municipalità hanno portato alla violazione sistematica dei diritti dei palestinesi, deteriorando ulteriormente le loro condizioni di vita e creando un’atmosfera di coercizione volta a costringere i residenti ad abbandonare le loro case.
L’impatto umano:
Dietro il discorso legale e politico, gli ordini di demolizione di Al-Bustan minacciano di stravolgere la vita di famiglie che vivono nel quartiere da generazioni. Il Centro comunitario di Al-Bustan è stato a lungo un rifugio per oltre 1.000 beneficiari. Non possiamo semplicemente contare il numero dei beneficiari senza menzionare l’attaccamento psicologico dei gruppi e dei beneficiari ai programmi di sostegno psicologico e alle relazioni umane che sono state intessute in questo luogo, così come il sollievo psicologico, sanitario, fisico, di abilità e comportamentale che è stato costruito e mantenuto durante gli anni in cui i servizi dell’associazione sono stati utilizzati. è un luogo in cui i bambini vengono a giocare, le donne si riuniscono per ricevere sostegno e i vicini si uniscono per attività culturali e sociali. Per molti è un’ancora di salvezza in una città in cui gli spazi pubblici per i palestinesi scarseggiano.
A partire dagli anni ’90, con la crescita del quartiere e l’aumento delle esigenze abitative, a molte famiglie non è rimasta altra scelta che costruire senza permessi. Queste costruzioni erano atti di necessità, non di sfida, motivati dalla mancanza di opzioni abitative disponibili per i palestinesi. Nonostante ciò, i residenti hanno continuamente cercato vie legali per preservare le loro case, presentando piani alternativi dettagliati che avrebbero garantito la crescita e lo sviluppo del quartiere senza demolizioni. Ogni volta sono stati respinti.
Per gli abitanti di Al-Bustan, la casa è più di un semplice luogo in cui vivere; è un’ancora alle loro radici culturali e storiche a Gerusalemme. Lo sviluppo proposto minaccia di recidere queste radici, sfollando famiglie che hanno già sopportato anni di battaglie legali, ansia e incertezza. Le recenti demolizioni hanno lasciato vuoti incolmabili nel quartiere, dove un tempo sorgevano case piene di vita. I bambini camminano accanto alle macerie, imparando troppo presto le conseguenze di una vita sotto un’occupazione che cancella la loro esistenza dalla mappa.
Le storie di Al-Bustan non sono solo storie di perdita, ma anche di resistenza. Famiglie come gli Hamdan, Rweady, Al -Qadi, Odeh e Abu Diab si sono mobilitate, insieme ai loro vicini, per opporsi alle demolizioni e per rivendicare il diritto di rimanere nella loro terra. Nonostante l’incertezza, la comunità continua a organizzarsi, facendo leva sulla solidarietà internazionale per attirare l’attenzione sulla loro situazione. La loro lotta non è solo per le case, ma per il diritto di vivere dignitosamente, di rimanere nella città in cui i loro antenati hanno vissuto per secoli.
Il contesto giuridico: gli obblighi del diritto internazionale
Gerusalemme Est rimane un territorio occupato riconosciuto a livello internazionale. Secondo la Quarta Convenzione di Ginevra, in quanto potenza occupante, Israele ha l’obbligo di proteggere la popolazione locale dal trasferimento forzato e dalla distruzione della proprietà privata. L’articolo 49 proibisce esplicitamente il trasferimento forzato di persone protette, indipendentemente dal motivo, mentre l’articolo 53 proibisce qualsiasi distruzione di proprietà non giustificata da necessità militari.
Nonostante questi obblighi, le autorità israeliane hanno usato le leggi urbanistiche per negare ai palestinesi i permessi di costruzione, costringendoli a costruire “illegalmente” per necessità. Il regime di pianificazione israeliano ha sistematicamente rifiutato i piani abitativi alternativi proposti dai residenti di Al-Bustan dal 2004. Questi piani, guidati dalla comunità, miravano a legalizzare gli edifici esistenti, promuovere lo sviluppo locale e preservare il carattere naturale e culturale dell’area senza ricorrere alla demolizione. Tuttavia, il Comune ha sempre rifiutato queste soluzioni, portando avanti il progetto di confiscare il 70% del terreno del quartiere per il “Parco nazionale della Città di David”, finanziato e gestito dall’organizzazione di coloni Elad.
Il ruolo della comunità internazionale, in particolare degli Stati Uniti e dell’Unione Europea:
Il Comitato Al-Bustan invita gli Stati Uniti, l’Unione Europea e i suoi Stati membri, in quanto alte parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra, ad adempiere ai loro obblighi legali e morali.
Far rispettare il diritto internazionale umanitario: Le Linee guida dell’UE sulla promozione del rispetto del diritto internazionale umanitario (2005/C327/04) dovrebbero essere invocate per ritenere Israele responsabile di azioni che violano le Convenzioni di Ginevra, in particolare gli articoli 49 e 53, riguardanti la protezione dei civili e delle proprietà sotto occupazione.
Applicare pressioni diplomatiche ed economiche: l’Unione Europea dovrebbe prendere in considerazione sanzioni o altre misure per costringere Israele a fermare la campagna di demolizione, che mina le prospettive di pace e viola i diritti legali dei residenti palestinesi. La protezione delle popolazioni civili nei territori occupati è un principio non negoziabile del diritto internazionale.
Sostenere le alternative legali proposte dalla Comunità: L’UE dovrebbe sostenere l’accettazione di piani di sviluppo guidati dalla comunità che rispettino i diritti abitativi dei residenti e il significato storico del quartiere. Il sostegno internazionale a tali iniziative può aiutare a prevenire gli sgomberi forzati e a preservare l’identità sociale e culturale di Al-Bustan.
Conclusione
La campagna di demolizione di Al-Bustan non è un incidente isolato, ma fa parte di una strategia più ampia volta a modificare il paesaggio demografico e culturale di Gerusalemme Est. Come diplomatici europei, la vostra risposta ha un peso significativo nel sostenere gli standard legali internazionali e nel difendere i diritti di una popolazione vulnerabile. Lo sfollamento forzato dei palestinesi dalle loro case costituisce una grave violazione del diritto internazionale, che richiede un’azione internazionale urgente e coordinata.
Il Comitato di Al-Bustan esorta l’Unione Europea a dare prova di leadership adottando misure decisive per impedire la distruzione di Al-Bustan e proteggere i diritti e la dignità dei suoi residenti. Il futuro di Gerusalemme Est non dipende solo dai principi giuridici, ma anche dal coraggio morale di sostenerli nella pratica.
Al Bustan Committee
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